Sono uscita in strada in cerca di distrazione e consolazione.
Fuori dall'hotel trovo un uomo adorabile (un artista che dipinge nel suo botteghino annesso all'hotel), dal sorriso sincero, che mi mostra un diario in cui i turisti gli hanno lasciato dei pensieri, e un album di fotografie che ritraggono tutti i turisti a casa sua a cenare. Poi mi offre un tè e mi invita a casa sua ma io declino gentilmente la sua offerta. M chiedo il perché e mi rendo conto di peccare forse di arroganza, ma di non voler fare la centesima persona nel mese di dicembre che viene invitata a casa sua a bere il tè e a cenare. Lo fa col cuore, si vede, ma al momento seguo le mie sensazioni, che sono il miglior navigatore che io possa seguire.
Mi incammino quindi per la strada che mi condurrà nel centro di Udaipur. Cammino per 400 m e poi mi imbatto nei primi negozi per turisti. I commercianti tentano di convincermi ad entrare, ma non mi interessano gli acquisti oggi, sorrido a stento e continuo sulla mia strada. Ho bisogno di camminare, di assaporare la cittadina ma non voglio parlare. Connubio difficile da gestire.
Le stradine mi parlano di ere gloriose, attraverso le decorazioni dei davanzali, le porte intarsiate, gli elefanti diaegnati sui muri, i templi nascosti tra le mura di case private.
I miei occhi sono marmo, il mio cervello un labirinto di sasso, il cuore di piombo ma con la speranza che questo tramonto al lago in bianco e nero, domani si trasformerà in un alba dai mille colori, che saprà regalarmi nuovi orizzonti.
Fuori dall'hotel trovo un uomo adorabile (un artista che dipinge nel suo botteghino annesso all'hotel), dal sorriso sincero, che mi mostra un diario in cui i turisti gli hanno lasciato dei pensieri, e un album di fotografie che ritraggono tutti i turisti a casa sua a cenare. Poi mi offre un tè e mi invita a casa sua ma io declino gentilmente la sua offerta. M chiedo il perché e mi rendo conto di peccare forse di arroganza, ma di non voler fare la centesima persona nel mese di dicembre che viene invitata a casa sua a bere il tè e a cenare. Lo fa col cuore, si vede, ma al momento seguo le mie sensazioni, che sono il miglior navigatore che io possa seguire.
Mi incammino quindi per la strada che mi condurrà nel centro di Udaipur. Cammino per 400 m e poi mi imbatto nei primi negozi per turisti. I commercianti tentano di convincermi ad entrare, ma non mi interessano gli acquisti oggi, sorrido a stento e continuo sulla mia strada. Ho bisogno di camminare, di assaporare la cittadina ma non voglio parlare. Connubio difficile da gestire.
Le stradine mi parlano di ere gloriose, attraverso le decorazioni dei davanzali, le porte intarsiate, gli elefanti diaegnati sui muri, i templi nascosti tra le mura di case private.
I miei occhi sono marmo, il mio cervello un labirinto di sasso, il cuore di piombo ma con la speranza che questo tramonto al lago in bianco e nero, domani si trasformerà in un alba dai mille colori, che saprà regalarmi nuovi orizzonti.
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