lunedì 23 marzo 2015

il diario di ieri


Ci alziamo, prepariamo lo zaino, lo depositiamo alla reception e usciamo a fare colazione. È domenica e molti bar sono chiusi. Camminiamo verso l'incrocio di 2 strade dove dovremo prendere il minivan per andare a visitare il sito archeologico Huaca del sol y luna sperando di imbatterci in un localino dove far colazione. Troviamo di meglio!! Passando davanti ad un corridoio vediamo un ragazzo con un succo fresco in una mano, gli chiediamo dove l'ha preso e ci fa segno l'interno dell'edificio. Entriamo e con grande sorpresa vediamo il mercato. Ci sono dei banconi dove si può fare colazione. I proprietari delle bancarelle ci chiamano a gran voce per accaparrarsi l'onore di farci sedere al loro tavolo. Ne scegliamo uno e ci facciamo servire tamales (involtino di polenta), empanadas ( involtino ripieno di patate, pollo e uvette), una fetta di torta e un succo di frutta a testa.
Molto soddisfatte e felici andiamo alla fermata del bus ( fermata dei bus per modo di dire visto che basta mettersi per strada, alzare la mano e fermare il bus). Accanto a noi scorgiamo un ragazzo con lo zaino che ci saluta. Ha tutta l'aria di essere un turista ma non riusciamo a capire da dove viene. Ci confessa di essere indiano ma di vivere a Brisbane in Australia. Si aggrega a noi visto che andiamo nella stessa direzione. Ci sbracciamo 5 minuti buoni fermando 10 bus prima di trovare quello buono. I sedili sono più che angusti, io sono alta un tappo e 60 eppure le ginocchia mi arrivano alle gengive. Dopo 20 minuti di viaggio arriviamo al sito archeologico dell'era Moche. Iniziamo la visita perlustrando il museo. Fa caldo??? Basta dirvi che mi sdraio sul pavimento di fianco alle bocchette dell'aria. Si soffoca oggi, che novità... sembra di stare in mezzo al deserto. Il mio desiderio dei giorni scorsi di raggiungere Cuzco velocemente per trovare il freschino va in frantumi nel momento in cui il securino del museo mi dice che a Cuzco fa caldissimo perchè si trova in una conca colpita da forti raggi di sole. Ignorarlo sarebbe stato meglio, ora mi sento davvero un pingù mandato nel deserto... sigh sigh. Mi faccio coraggio, e insieme a Manu e all'australiano usciamo ad affrontare la visita degli scavi archeologici. Per fortuna c'è un po' di venticello. La guida che ci accompagna sul percorso è molto brava ma io dopo 15 minuti comincio ad avere le allucinazioni e a vedere le piscine al posto delle tombe. Non ce la possiamo fare a finire il tour ma ci proviamo. Il sito archeologico è un insieme di strutture dove la gente del posto si riuniva per i rituali religiosi. Il tempio più famoso era pitturato con temi di colore che variavano: nero, rosso vivo, blu cielo, bianco e giallo. Il sole e il clima hanno facilitato il processo di decolorazione dei mattoni. Le illustrazioni all'interno del tempio rappresentano una divinità conosciuta comeAyapec. "Ayapec" è una parola pre-Quechuache si traduce in onnisciente. "Faccia-Rugosa" è il nome dato a un'altra divinità dagli Inca a causa dell'aspetto rappresentato. Dopo 1 oretta ci piazziamo sotto un alberello a riposare e a dissetarci. 
Aspettiamo il bus per una mezzoretta e poi rientriamo in città a Truijllo. Camminiamo verso il centro pedonale, salutiamo l'indoaustraliano e andiamo a pranzare in un ristorante asiatico. Ci fiondiamo dentro per variare un po' il gusto delle pietanze. Ci sfamiamo e poi facciamo un giro al mercatino locale per comprare qualche souvenir. Alle 16 andiamo dall'estetista e ci scommetto che vorrete sapere com'è andata la ceretta!! Potrei scrivere un libro sui metodi poco ortodossi utilizzati nel mondo per fare la ceretta. Dobbiamo farla sia Manu che io. Dico a Manu di cominciare pure lei che io devo un po'asciugare il sudore e mi sparo il ventilatore in faccia. Nell'ora e quaranta seguente guardo la mia amica sommersa dalla cera fare smorfie di dolore e ad un certo punto prendere addirittura in mano la spatola per farsi lei la ceretta alla gamba... capite cosa faccio per dire?? Gentile la signora, ma utilizza ancora la cera dal barattolo, e la strappa con le mani, niente strisce di carta. Guardo la mia amica e il mio coraggio svanisce. Col piffero che me la faccio fare, non voglio mica morire soffocata dal sudore e dalla cera! Mi faccio fare solo la ceretta sotto le ascelle e sui piedi e poi scappiamo velocemente. 
Cerchiamo un ristorante dove cenare e finiamo in un localino dove il gestore, un ragazzo giovane e gentile, ci cucina l'anatra molto tenera e deliziosa. Rientriamo in hotel, ci vestiamo con la tenuta da viaggio, carichiamo gli zaini sul taxi e andiamo al terminal dei bus. Ci sorprendiamo di nuovo dinnanzi alla modernità di questo edificio pubblico; sembra di essere in un aeroporto. La compagnia dei bus è molto efficiente: consegni i bagagli allo sportello e te li caricano gli addetti sul bus corrispondente. Un gran bel servizio. Saliamo sul bus alle 21.30 e ci sembra di viaggiare in business class come in aereo. I sedili si ribaltano e diventano come un letto. Un lusso difficile da spiegare! Ora si dormeeee. Bacio

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