Stamattina ci alziamo con comodo e colazioniamo in stanza. La commessa del ristorante di ieri sera ci ha regalato 8 cupcakes e quindi ne approfittiamo per riempirci la pancia. Usciamo in strada e il cielo sopra di noi è coperto, l'aria pungente preannuncia neve. Camminiamo 15 minuti e visitiamo la libreria di New York. La sala principale (Main Rose Hall), quella che appare nella maggioranza dei film ambientati nella grande mela, è chiusa per restauro e quindi non possiamo visitarla. Vorrà dire che ho una buona scusa per tornarci.
Proseguendo sulla stessa strada arriviamo alla stazione centrale e ci accoglie un clima antico e regale. Questo importante edificio data 1871 ed é costituito da 67 binari. Attraversiamo la stazione ammirando il suo soffitto azzurro e decorato che rappresenta una mappa stellare. Scendiamo le scale e mentre le mie compagne di viaggio vanno in bagno mi siedo su una panchina. Accanto a me siede una donna con la testa incappucciata e abbandonata su un fagotto. Dal sacchetto debordano lo spazzolino da denti, una crema e altri effetti personali. Puzza di piscio e di malandato. Il suo occhio è gonfio e dalla sua palpebra spurga un liquido infettivo. Il suo petto si alza ed abbassa a ritmi abbastanza regolari, tuttavia a volte si blocca come per voler finalmente porre fine a tanta sofferenza ed indifferenza. Mi consola vedere che ha una buona giacca e indossa stivali invernali di gomma che la proteggono dal freddo invernale. Le infilo furtivamente e silenziosamente in borsa 20 dollari. A stento trattengo le lacrime. Improvvisamente si alza, zoppicando sistema la sua valigia incerottata e la trascina stancamente verso l'uscita. Le spalle ricurve trasudano tristezza e disperazione, ma la punta di orgoglio non la abbandona mai e va avanti senza guardarsi indietro e senza elemosinare nulla. Che storia si nasconde dietro questo fagotto umano? Cosa sarà successo? Dove saranno tutti? Dove avrà perso tutto? Perchè? Mi viene in mente la signora dei piccioni del film mamma ho riperso l'aereo, che vive a central park. Inizialmente il bambino ha paura di questa donna che passeggia tutta sporca di giorno e di notte nel parco col carrello della spesa. Poi però lei fa amicizia con il bambino e il pubblico di riflesso prova simpatia per questa donna. Ma la realtà non è l' "happy ending" che tutti noi desideriamo, il regista del film ricama il finale che vuole per regalare gioia e soddisfazione allo spettatore e farlo andare tranquillo a letto. Ma io stasera non vado a letto in pace, l'immagine della signora sporca e sola non mi abbandona mai neanche a palpebre calate. Io sono al calduccio sotto le coperte, lei forse su una panchina; io prima di partire per New York ho comprato una giacca nuova per coprirmi dalle temperature polari, lei rattoppa la giacca quando ha i buchi; io mangio quando voglio, lei quando trova cibo decente nella spazzatura; io mi doccio quando voglio, lei quando trova un luogo caldo dove spogliarsi e lavarsi. Ognuno ha una storia da raccontare e valrebbe la pena di stare ad ascoltare...
Ci incamminiamo verso il museo di arte moderna (Moma) e lo visitiamo. Poi pranziamo mangiando un piattone di carne in un ristorante e dopo pranzo camminiamo per central park e visitiamo velocemente il museo Guggenheim. Prendiamo uno yellow cab (taxi) e ci facciamo portare a time square dove acquistiamo i biglietti per il musical di stasera. Manu ed io andremo a vedere Les miserables, mentre Simo e Anna il fantasma dell'opera. Il musical è sensazionale, ci lascia senza fiato. Il cast è bravissimo sia nel canto che nella recitazione. Ma lo sapete che siamo riuscite a pagare 10 dollari per una pepsi??? Siamo rimaste interdette nel momento di pagare e poi abbiamo cominciato a ridere a crepapelle. In compenso abbiamo bevuto la pepsi in un bellissimo bicchiere trendy con raffigurata la locandina dei miserables che ci siamo poi portate a casa. Sulla strada di rientro all'hotel ci hanno sorprese la pioggia e le strade allagate. Fortunatamente avevamo l'ombrello. Domani è il nostro ultimo giorno a New York e speriamo non piova come da previsione. Now i go to bed. See you!
Proseguendo sulla stessa strada arriviamo alla stazione centrale e ci accoglie un clima antico e regale. Questo importante edificio data 1871 ed é costituito da 67 binari. Attraversiamo la stazione ammirando il suo soffitto azzurro e decorato che rappresenta una mappa stellare. Scendiamo le scale e mentre le mie compagne di viaggio vanno in bagno mi siedo su una panchina. Accanto a me siede una donna con la testa incappucciata e abbandonata su un fagotto. Dal sacchetto debordano lo spazzolino da denti, una crema e altri effetti personali. Puzza di piscio e di malandato. Il suo occhio è gonfio e dalla sua palpebra spurga un liquido infettivo. Il suo petto si alza ed abbassa a ritmi abbastanza regolari, tuttavia a volte si blocca come per voler finalmente porre fine a tanta sofferenza ed indifferenza. Mi consola vedere che ha una buona giacca e indossa stivali invernali di gomma che la proteggono dal freddo invernale. Le infilo furtivamente e silenziosamente in borsa 20 dollari. A stento trattengo le lacrime. Improvvisamente si alza, zoppicando sistema la sua valigia incerottata e la trascina stancamente verso l'uscita. Le spalle ricurve trasudano tristezza e disperazione, ma la punta di orgoglio non la abbandona mai e va avanti senza guardarsi indietro e senza elemosinare nulla. Che storia si nasconde dietro questo fagotto umano? Cosa sarà successo? Dove saranno tutti? Dove avrà perso tutto? Perchè? Mi viene in mente la signora dei piccioni del film mamma ho riperso l'aereo, che vive a central park. Inizialmente il bambino ha paura di questa donna che passeggia tutta sporca di giorno e di notte nel parco col carrello della spesa. Poi però lei fa amicizia con il bambino e il pubblico di riflesso prova simpatia per questa donna. Ma la realtà non è l' "happy ending" che tutti noi desideriamo, il regista del film ricama il finale che vuole per regalare gioia e soddisfazione allo spettatore e farlo andare tranquillo a letto. Ma io stasera non vado a letto in pace, l'immagine della signora sporca e sola non mi abbandona mai neanche a palpebre calate. Io sono al calduccio sotto le coperte, lei forse su una panchina; io prima di partire per New York ho comprato una giacca nuova per coprirmi dalle temperature polari, lei rattoppa la giacca quando ha i buchi; io mangio quando voglio, lei quando trova cibo decente nella spazzatura; io mi doccio quando voglio, lei quando trova un luogo caldo dove spogliarsi e lavarsi. Ognuno ha una storia da raccontare e valrebbe la pena di stare ad ascoltare...
Ci incamminiamo verso il museo di arte moderna (Moma) e lo visitiamo. Poi pranziamo mangiando un piattone di carne in un ristorante e dopo pranzo camminiamo per central park e visitiamo velocemente il museo Guggenheim. Prendiamo uno yellow cab (taxi) e ci facciamo portare a time square dove acquistiamo i biglietti per il musical di stasera. Manu ed io andremo a vedere Les miserables, mentre Simo e Anna il fantasma dell'opera. Il musical è sensazionale, ci lascia senza fiato. Il cast è bravissimo sia nel canto che nella recitazione. Ma lo sapete che siamo riuscite a pagare 10 dollari per una pepsi??? Siamo rimaste interdette nel momento di pagare e poi abbiamo cominciato a ridere a crepapelle. In compenso abbiamo bevuto la pepsi in un bellissimo bicchiere trendy con raffigurata la locandina dei miserables che ci siamo poi portate a casa. Sulla strada di rientro all'hotel ci hanno sorprese la pioggia e le strade allagate. Fortunatamente avevamo l'ombrello. Domani è il nostro ultimo giorno a New York e speriamo non piova come da previsione. Now i go to bed. See you!
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