giovedì 20 novembre 2014

Giorno 3: Langtang - Kianjin Gompa

Il mio viaggio sabbatico, nonché la mia avventura nepalese, è iniziata esattamente un mese fa. Quante cose ho visto e vissuto in questo mese! Quando sono a casa assorta nella mia routine, un mese passa velocemente,  vola, mentre qui le giornate sono cosi lunghe! Che meraviglia!
All'alba di questo sabato mattina(so che è sabato semplicemente perché ho dovuto calcolarlo mentalmente più volte, altrimenti i giorni della Settimana sono tutti uguali!), tira un forte vento che disturba il mio risveglio, ma col passare dei minuti si rivela essere aria calda e poco più tardi si placa del tutto. Il sole sorge presto tra le montagne ed inonda la vallata che ci apprestiamo a percorrere in salita. La vallata nel corso del tragitto si apre davanti ai nostri occhi e la fitta vegetazione cede il passo a dei piccoli e sporadici cespugni e ad un terreno più arido. I sassi ed alcuni massi rallentano la nostra andatura. La salita di 3 ore ci porta dal villaggio di Langtang a Kianjin Gompa. La camminata è stata bellissima ma purtroppo abbiamo incrociato qualcosa come 300 persone; a dir poco assurdo!
Arrivati al paese troviamo l'alloggio dove ci fermeremo per 2 notti visto che ci sono delle passeggiate da poter compiere in giornata. La guesthouse non ha più stanze al piano superiore con vista sulle montagne e la mia guida è molto dispiaciuta. Mi riferisce che farà di tutto per farmi cambiare stanza la seconda notte. Gli dico che non mi importa, che va benissimo cosi e lui mi dice:"ma tu sei cosi gentile!". Io gli rispondo: "perché non dovrei esserlo?  In realtà io sono abituata a viaggiare e non mi importa di questi dettagli, mi importa della sostanza". Lui mi dice che normalmente i suoi clienti pretendono ed esigono. Ed eccoci piombare quindi nelle aspettative che uno si fa, e nella ricerca delle comodità in vacanza. Per farlo un po'ridere gli racconto della prima notte a Nairobi nel viaggio con Manu. Ora lo racconto anche a voi e pazientate se già conoscete la storia. La vacanza prevedeva la visita di 4 parchi dove fare dei bellissimi safari concludendo con alcuni giorni finali al mare. Tramite un keniota che vive in italia perché ha sposato una donna italiana organizziamo tutto secondo i nostri desideri e paghiamo il viaggio. L'unica cosa che rimane ancora da pagare è la prima notte a Nairobi, che sarebbero 6 ore scarse di sonno perché alle 5 dobbiamo già alzarci per spostarci nel primo parco. Prima di partire per il viaggio diciamo chiaramente al keniota che non vogliamo un hotel di lusso, ma una cameretta a buon mercato. Atterriamo a Nairobi alle 22.30 circa, un amico del keniota italiano(guida) viene a prenderci all'aeroporto. Facciamo la sua conoscenza e ci immettiamo sulla strada quasi deserta verso le 23.30. Percorriamo una strada per 30 minuti in auto e l'autista si ferma davanti ad un super albergo a mille stelle. Io e Manu ci guardiamo, non parliamo, però ci capiamo al volo... chiediamo alla guida quanto costa la stanza e lui risponde 180 dollari!!! Noi gli diciamo che li non dormiremo e di portarci quindi in un albergo economico. Lui si mette a sclerare che lui a mezzanotte a zonzo con 2 donne bianche non va. Alla fine cede e ci porta in un albergo che costava tipo 15 dollari a notte. E siamo pure riuscite a mangiare il primo pasto tipico africano. Fantastico no???

Tornando a parlare del mio trekking dopo pranzo ci mettiamo in cammino verso il ghiacciaio (4200 m). Il sentiero sale, sale silenzioso, sale con decisione, sale tra i sassi, tra le radici, tra i cespugli, e sempre sale. Un passo davanti all'altro, senza sentire la fatica, col vento che mi scompiglia i capelli e i pensieri, io salgo. Salgo verso il ghiacciaio senza accorgermi, le gambe mi spingono avanti, il respiro scandisce i passi e il terreno rotola velocemente alle mie spalle. Mi sento felice, libera e lacrime di commozione scorrono sul mio viso, quanta bellezza intorno a me, ma perché questo pianto? Non è la prima volta che sono nella natura,  ma ora mi sta facendo un effetto diverso. Perché questa salita al ghiacciaio mi sta entrando dentro e conquistando ogni centimetro del mio corpo? La salita, questa è la risposta. La salita è la mia compagna di vita, in essa mi sono sempre rispecchiata e la considero la mia adrenalina del cuore.  La salita è la metafora della vita. Senza compiere la salita non si può ottenere nulla, non si può ambire a niente. La mia salita è cominciata 8 anni fa e da quel momento non ho mai smesso di alzare gli occhi al cielo verso una montagna, un ghiacciaio, un picco.  È stata una salita ricca di fatica, tristezza, pianto, conoscenza, consapevolezza, gioia e tanto altro, che mi ha portata ad essere quella che sono e a vedere la vita nelle sue mille sfaccettature; a credere in essa e a viverla a pieni polmoni. Ogni passo è stato un cambiamento,  una crescita, una lacrima, un sorriso. E quando ora percorro la montagna, sento di voler salire, di doverlo fare, sempre più su, per toccare con mano quello stato di estasi terrena. Questo ghiacciaio che sto per raggiungere mi ricorda la durezza, la freddezza, l'affilatura, la difficoltà,  ma se gli si dà fiducia si scopre che sprigiona acqua che scende in valle e nutre la natura. Piroetto 3 volte su me stessa e urlo di gioia. La gazzella silenziosa che mi accompagna veglia su di me senza disturbarmi. Non incontriamo anima viva, ma li tutto vive, tutto parla. La natura è un continuo divenire e lo stesso vale per la vita. A volte investire tutte le proprie forze per tenerla immobile non è la scelta vincente perché si dimentica di viverla. L'ideale è lasciarla fluire e seguire la direzione che prende, credendo nei cambiamenti. Questi pensieri fluiscono,  prendono forma e commuovono ogni grammo del mio cuore.







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