domenica 16 novembre 2014

Aggiornamento di YetiElo

Il mio trekking è iniziato 11 giorni fa ed i  miei occhi hanno visto scenari meravigliosi; le mie orecchie hanno sentito suoni melodiosi (fiumi), selvaggi (scimmie); il mio naso ha odorato profumi di natura e di cibo;  le mie mani hanno stretto mani nepalesi.
I primi 6 giorni sono stati un tuffo nelle montagne, con albe spettacolari,  cieli stellati, fiotti di turisti, ascese galvanizzanti, tutto questo nella bellissima valle del Langtang; i seguenti 5 giorni sono stati un tuffo nella cultura tamang, con la sua gente,  le sue tradizioni, le sue occupazioni, le sue colline.
La mia guida di nome Padam voleva farmi cominciare il trekking dai villaggi tamang perché ha percepito fossi interessata alle loro tradizioni; ma io ho sentito la necessità di fiondarmi tra le montagne per farmi cullare, proteggere,  per poterle cavalcare liberamente e con passione. E quindi siamo tornati al programma originario.
I primi 3 giorni abbiamo risalito la valle del Langtang  che col passare dei giorni da stretta si è aperta lasciando spazio ai pascoli e alle montagne. Il 4 giorno siamo rimasti nella zona di Kianjin Gompa e abbiamo scalato il Tsergo Ri (4980 m). Non è stato facile... ma sono sopravvissuta. La strada verso la vetta era innevata e ghiacciata e l'acclimatizzazione ha creato non pochi capogiro.  Ma sono orgogliosa di esserci salita e essermi provocata qualche fiacca e dolore ai piedi che tuttora mi trascino.
Il percorso di salita e discesa nella valle del Langtang è stato meraviglioso,  l'unico tasto dolente è stato il numero alto di turisti incontrati sul cammino.  In alcuni momenti di isteria avrei lanciato volentieri una palla da boowling giu dalla valle per cercare di fare strike. Si, sono assolutamente una selvaggia a volte e sono dell'idea che la natura e la camminata siano attività contemplative e quindi vissute in silenzio. Lungo il cammino ci fermavamo a dormire nelle capanne, con delle camerette in legno niente male, ma senza isolazione e con fessure arieggiate larghe 2 cm. E si, di notte faceva molto freddo,  e per combatterlo c'era il sacco a pelo, la coperta e a volte anche guanti e cuffia. Le temperature andavano sotto zero di notte. La notte era molto lunga, iniziava alle 20.30 quando tutti andavano a letto e terminava alle 5.30-6.00. A volte era davvero interminabile e per ingannare il tempo che non passava vagabondavo sotto le stelle o leggevo. Ho incontrato molta gente: alcuni simpatici, altri meno; alcuni visti solo per poche ore, altri più volte nell'arco degli 11 giorni. La mia guida si è rivelata brava e discreta,  anche se a volte ho dovuto trattenermi dal risponderle male, soprattutto quando scoreggiava sul cammino, quando mi sfotteva per come pronunciavo i nomi dei paesi, quando le facevo una domanda e faceva finta di non sentiermi... grrrrrrr! Stare a contatto con una persona per 20 giorni sapevo sarebbe stato difficile per una selvaggia come me, ma ho cercato il compromesso tra andarmene in giro da sola  per tutto quel tempo (poco sicuro)e avere sempre qualcuno attaccato a me. Lui in realtà è molto tranquillo, lungo il percorso parliamo pochissimo,  e durante il giorno si occupa di tutto quello che centra con il mangiare e il dormire. Mi faccio viziare in poche parole. E imparo l'arte del lasciare correre,  della tolleranza,  del convivere. Sto cercando di trovare il giusto equilibrio della bilancia tra il mio essere e il mio fare, tra le aspettative, le esigenze reali, le esperienze di vita. Sto imparando ogni giorno qualcosa su di me e sul modo di relazionarmi col mondo e con le persone.
Dopo aver scalato Tsergo Ri abbiamo ripercorso la valle a ritroso fino a Rimche, dove abbiamo svoltato nella direzione dei villaggi tamang. Lo scenario è totalmente cambiato, il sentiero costeggiava a metà la montagna, con vedute sui villaggi, le colline e le montagne circostanti.  Ogni giorno è stato un gran sali scendi, per arrivare ad un località belllissima chiamata Nakathali (in cima ad una montagna), ad un località con delle piscine calde naturali (Tatopani), ad un bellissimo villaggo Tamang tradizionale chiamato Gotlang (che tutti i turisti amano). Questi 5 giorni abbiamo incontrato pochissimi turisti per fortuna, e finalmente!
Cosa mi manca di più di tutto?? Beh a momenti alterni sembro una donna incinta desiderosa di mangiare prosciutto crudo e tartare... mi manca assolutamente la carne e la frutta. Anche a Kathmandu con la carne sono stata parsimoniosa dal momento in cui se non è buona rischi di ammalarti sul serio.  Per il resto vivo tutto cio che incontro com grande entusiasmo e mi lascio sorprendere da ciò che arriva. Ora sono a Sisbrubesi e mi appresto a percorrere le tappe più impegnative del Gosaikund. Sto facendo rifornimento di cibo perché sul cammino si fa la fame. Troveremo neve, freddo e altitudine. Ci risentiamo da Kathmandu,  e li potrò anche aggiungere le foto ai miei racconti. Nel frattempo non dimenticate di visitare il mio blog che da domani Manu ogni giorno posta il diario di trekking a partire dal day number 1!. Un abbraccione stretto a tutti dalla vostra Nepalina

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