A mezzanotte delle sveglie iniziano a suonare e alcuni camminatori si alzano. A quel punto è impossibile dormire visto il rumore che fanno all'interno della camerata; ma io rimango rintanata nel mio caldo sacco a pelo per un'altra ora. Comincio ad immaginarmi la scalata in notturna, tra la neve e il buio... contrasto forte dettato dalla pila frontale. Mi coccolo nell'idea di non dover affrontare un clima troppo ostile. C'era chi mi parlava di -16 gradi (sarei sicuramente morta) mentre Wil ha smentito dicendomi che saranno al massimo -4. Mentre cammino mi scaldo ma mi fa paura congelarmi mani e piedi...
Arriva la 1 e anche per me il momento di alzarmi. Beviamo tè caldo, facciamo colazione, ci vestiamo e usciamo ad affrontare il clima notturno e le montagne. Ha nevicato tutta la notte e quindi la neve è fresca e si sprofonda nonostante gli scarponi e i ramponi. Cerco di non pensare che dovrò affrontare una salita di 5 ore e di quasi 1000 m di dislivello. Se cominci a pensarci saltano fuori le bestie nere dal cervello che ti dicono che non ce la puoi fare! Sotto il casco inforco una cuffietta e la musica spero mi darà motivazione di salire passo dopo passo verso la cima.
Le prime 2 ore passano abbastanza facilmente, con idratazione e pausa ogni 45 minuti. La salita è tra me, me stessa e la montagna. Davanti a me c'è Wil che mi assicura con la corda e ad ogni modo non mi sento mai sola. Intorno alle 3 ore di cammino sento un cedimento, quello di cui vi parlavo, che mi faceva paura... gli ultimi 200 m di dislivello. I muscoli abduttori e i gemelli urlano di fatica e il respiro si fa più pesante. Inizio quindi a pensare a cose belle e a cercare di distrarmi. E continuo continuo, facendomi forza. Le luci di La Paz ci accompagnano in lontananza e a quel punto senti tutta la potenza e l'immensità della montagna su cui stai camminando. È un'emozione che mi riempie il cuore e mi lascia in ogni modo senza fiato. Wil mi dice che mancano 100 m. Le luci di alcuni escursionisti davanti a noi mi danno forza di andare avanti e cammino, cammino, a testa bassa consapevole che in 45 minuti saremmo arrivati alla cima. Superiamo gente, annaspiamo ad ogni passo, consapevoli che mancheranno un centinaio di passi alla cima, ma ogni passo è un dolore, una motivazione incredibile, una parola sospirata e agognata. Il chiarore dell'alba si fa largo e ci regala un po'di visibilità, anche se poca! Mancano 10 passi e io mi trascino, con tutta la forza che mi è rimasta e consapevole di essere in cima al mio mondo con i suoi 6088 m. Ce l'ho fatta!!! Non ci posso credere! Ho vinto la sfida con me stessa e sono molto orgogliosa. Siamo oltretutto stati molto rapidi. Purtroppo dalla cima si vede poco niente perché c'è molta nebbia ma poco importa. A tratti si vede a valle ma per pochi secondi soltanto. Ci tratteniamo sulla cima una decina di minuti perché fa freddo e tira un gran vento e poi affrontiamo la discesa di 2 ore e mezza circa.
Tutto il panorama nella sua grandiosità si apre dinnanzi a noi, ma sono troppo stanca per percepirlo davvero. Devo stare attenta a dove metto i piedi e quindi poco spazio per ammirare. Impressionante è vedere quanta strada abbiamo compiuto poche ore prima salendo. Arriviamo al campo base alle 8.30 e quasi quasi non sto in piedi. Mangiami qualcosa di veloce per riequilibrare il corpo, prepariamo lo zaino e poi ci toccano altre 2 ore di cammino per scendere al campo basso dove ci aspetta il nostro taxi. Sono davvero stanca oltremisura (come quando ho fatto la prima maratona engadinese di sci di fondo) e mi addormento nel taxi.
Arrivati a La Paz riconsegniamo l'equipaggiamento, saluto Wil ringraziandolo di cuore per il suo prezioso aiuto e sostegno e rientro in hotel. Vado a letto diretta e dormo 5 ore. A fatica mi trascino fuori dal letto alle 18 per farmi una doccia e per mangiare qualcosa. Poi crollo a letto di nuovo, felice della giornata memorabile!
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