giovedì 14 maggio 2015

Il paradiso di Felix


Il lago Titicaca è sempre descritto come un luogo sacro, magico e io oggi vado alla ricerca di questa essenza di passato glorioso e leggendario. Dopo colazione inforco il mio zainetto col necessario per 2 giorni e cammino alla fermata del bus che mi porterà alla penisola di Capachica. Il primo bus che passa si riempie velocemente ed insieme ad altra gente aspettiamo il prossimo. Appena arriva salgono donne e uomini di Puno, ma anche persone delle campagne. Di fianco a me si siede Misael, un signore che deve andare a Capachica per lavoro. Mi domanda un po' di informazioni su di me  e poi mi intrattiene facendomi ascoltare musica andina e mostrandomi delle foto. Ad un certo punto fa un po' il giuggiolone e io gli chiedo se ha un figlio, lui mi risponde si che ne ha uno di 26 anni e io aggiungo:"perfetto, ha la mia età quindi preferisco uscire con lui che col padre". Ride e mi dice che sono terribile... hehe! Arrivati alla cittadina devo cambiare bus per proseguire per Llanchón. La gente nel bussino è stipata eppure trovo un posticino dove posso sedermi. Accanto a me c'è seduta una ragazza madre con il suo meraviglioso bebè avvolto in una fascia; davanti a me ci sono sedute due donne con le trecce e un cappello in testa tipo bombetta. Altre donne portano un cappello ricamato di colori forti con due pompom laterali e i vestiti stupendi. È una totale immersione nella cultura del lago Titicaca. Dopo 40 minuti il bus si ferma in una piazza, dove noto subito che c'è tantissima gente. Mi raccontano che ha luogo una riunione di paese e che tutti presenziano. Non vi dico che meravigliosi vestiti indossano le donne! Sono incantata. Fermo un signore e gli chiedo qual'è la strada per la casa di Felix. Me la indica e mi dice che dista mezzoretta a piedi. Mi incammino e incrocio tanti abitanti diretti alla riunione paesana. Incontro pure Felix e la moglie, persone adorabili, e mi danno appuntamento dopo due ore a casa loro. Io proseguo il percorso e arrivo al loro ostello: un posto magico, a picco sul lago, decorato con fiori e panchine. Mi siedo ad ammirare il panorama, leggo un po'e mi riposo al sole. 
Passano le ore ma dei padroni di casa neanche l'ombra... e io ho una gran fame perché ho mangiato solo 3 bananine e 2 mele. Visto che non sopraggiunge nessuno decido di fare una passeggiata per non pensare alla fame. Salgo al punto panoramico e mi godo la penisola e la sua vegetazione. Alle 16 rientro e mi abbuffo di pane... dovrò aspettare la cena per riempire lo stomaco. Majna mi mostra la mia stanza con vista sul lago e di nuovo mi perdo via a guardare il panorama. Passano le ore e il cielo cambia colore fino all'imbrunire, e i click della macchina fotografica non vengono risparmiati. Qui all'ostello alloggia pure una signora americana e sul cammino del rientro dalla passeggiata mi sono imbattuta in un gruppo di 30 francesi. A gambe levate sono scappata via... hehehe! In sala da pranzo ho la fortuna di intrattenermi con una guida locale che ha viaggiato molto per il sud america perciò mi da buoni consigli per la Bolivia. Lui fa da guida ad un gruppo di 13 francesi che vengono a cenare al ristorante dove siamo alloggiate. Alle 20.15 tutti vanno a dormire e Vicente ed io non ci possiamo credere! Mi sembra di essere tornata in Nepal quando alle 20 tutti andavano a dormire e io non sapevo come ingannare il tempo. Ma per fortuna c'è Vicente con me. Decidiamo di percorrere il sentiero del villaggio con la pila frontale e bussare alle porte delle famiglie per farci invitare per un drink. Bussare è un parolone, per la maggior parte delle volte si tratta di tirare sassolini alle finestre. La gente è molto gentile ed ospitale tanto è che torniamo a casa alle 3 con tanta allegria e qualche drink nel sangue. Che serata spassosa!

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