Ieri sono riuscita a pubblicare il mio diario con annesse le foto per puro miracolo perché di connessione internet non si può proprio parlare. Mi trovo in un paesino arroccato su una montagna con una splendida vista sulla vallata. Mi ricorda terribilmente gli scenari nepalesi, soprattutto Nagarkot, che è il primo luogo collinare dove sono stata ad ottobre e dal quale ho visto la catena Himalayana per la prima volta. Ma non solo la natura me lo ricorda, pure i paesini che si vedono e si incontrano. Un bellissimo posto dove rilassarmi e riposarmi ma la ferita è ancora aperta e troppo fresca per poter gioire in questo angolino verde. Ma veniamo a ieri sera. Dopo che vi ho salutato via cibernetica sono scesa in strada e ho percorso la piazza per cercare un posticino dove mangiare. Una signora mi ferma per strada e mi chiede dove alloggio perché lei e la sua amica stanno cercando una stanza e la maggior parte degli hotel sono chiusi. La accompagno al mio hotel e nel mentre scopro che è di Quito, Ecuador. Arriviamo nel patio della struttura e tutto è buio, non c'è anima viva e l'ufficio è chiuso. Tutto tace, sembra di essere sul set di un film horror. Torniamo sulla strada e chiediamo alla gente se conoscono la proprietaria dell'hotel e come facciamo a rintracciarla. Nessuno parla e sa niente. Non mi è mai capitata una chiusura tale nel mio viaggio. A quel punto mi viene in mente che sulla lonely planet c'è il numero di telefono e quindi Sylvia riesce a contattare la signora con successo. Andiamo a recuperare la sua amica Corine, trasportiamo i loro bagagli nella mia stanza e andiamo a cena. Sono due signore super sprint e simpatiche. Sylvia è maestra di spagnolo a Quito e indovinate chi sono i suoi allievi normalmente?? Gli svizzeri! Ha pure avuto un fudanzato svizzero, di Losanna. Corine invece è madre di 7 figli... Wooow! Abbiamo parlato un po'di cucina, usi e costumi ecuatoriani e poi Sylvia mi ha raccontato dei suoi viaggi nel mondo. Una quindicina di anni fa è andata in colombia con un gruppo di "studenti-amici" svizzeri. Hanno fatto un bellussimo giro lungo la costa caraibica però poi attraversando una zona col bus sono stati coinvolti in una sparatoria con la guerriglia che è durata 20 minuti. Ad un certo punto qualcuno gli ha detto di scendere dal bus in fretta e di cominciare a correre nel bosco. Niente bagagli, niente cibo e acqua... hanno corso per 3 giorni per la loro sopravvivenza. Alla fine hanno trovato un signore che li ha aiutati. Direi che se si vuole una bella vacanza avventurosa la Colombia è al primo posto! Pensare che tutti i ragazzi che ho incontrato in viaggio mi han detto che la gente in Colombia è molto gentile e ospitale, e che è il posto in cui ti senti più accettato e allora aggiungo... basta non incappare nella Farc....
Ora è mattina e gli uccellini cinguettano, fuori dalla finestra la vallata mi da il buongiorno. Mi stiracchio, ammiro gli alberelli di limoni che ci sono in terrazza e mi connetto con la natura tramite qualche esercizio. Sto attendendo le due signore per andare a fare colazione e per camminare al punto panoramico o alle cascate.
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